Prospero Tatti fiorentino, figlio di Domenico, fu poeta in lingua toscana e latina
vissuto tra Cinque e Seicento, nei tempi d’oro del regno di Ferdinando I de’ Medici.
Sue opere furono:
1. Nelle felicissime nozze della serenissima sig. Eleonora Medici, prencipessa tosca-
na, et del serenissimo sig. Vincentio Gonzaga, prencipe di Mantova, e di Monferrato.
Geniali volgari, e latini di Prospero di M. Domenico Tatti cittadino fiorentino, Firenze,
presso Francesco Tosi, e compagni, 1584.
2. In nuptiis clarissimae d. Virgineae Medices ... et illustriss. d. Caesaris Estensis
geniale ... Prosperi Dominici Tattii Florentini, Firenze, presso Francesco Tosi, 1586.
3. Gallia nympha. Ad Clementem 8. pontificem max. sanctissimum. In Henricum
Borbonium quartum Francorum ac Navarrorum regem christianissimum. Prosperi Tatii
civis Florentini Elegia, Firenze, presso Giorgio Marescotti, 1597.
4. Endecasyllabum. Ad illustrissimum equitem Blasium Pignattam Lunensem prio-
rem. Caetrosque; equites d. Stephani. Pro insigni Etruscarum triremium cum Scythi-
cis certamine, Firenze, presso gli eredi di Giorgio Marescotti, 1602.
5. Pia nympha. Pro catholica ecclesia ad Clementem 8. s. pont. Prosperi Tatii Elegia
2, Firenze, presso Cristoforo Marescotti, 1604.
6. D. Annunciatae Virginis Florentiae templi Mnemosynon ad per illustrem
ac per reveren. Cosmum Antellensem i. c. generalem Florentiae vicarium, Firenze,
presso Cristoforo Marescotti, 1605.
7. Panegyricus. In illustrissimum ac reverendissimum Philippum Salviatum Pra-
tensi ecclesiæ praepositum, Firenze, Giunta, 1606.
8. Ode 2. Prosperi Tatii ciuis Florentini pro noua atque insigni d. Stephani classis
victoria. Ad illustrissimum Philippum Salviatum Pratensi ecclesiæ præpositum Flo-
rentiæ, presso Giunta, 1606.
9. Ad feliciss. sereniss. Etruriæ principum nuptias. Hymenaeus ad illustriss. Mat-
thæum Bottium Campilliæ marchionem equitem S. Steph. & s.m.d. basilicæ præfec-
tum primarium, Firenze, presso Cristoforo Marescotti, 1608.
Prospero Tatti scrisse sul tempio della SS. Annunziata (v. n. 6). Elegan-
ter cecinit (= cantò con eleganza): così commentarono gli Annali dei Servi
di Maria, tomo II, riportandone per tre volte dei brani.
A pag. 178, al capitolo XIII, poco prima dell’esposizione dei miracoli san-
ta Immagine dal 1280 all’anno “presente” 1558, si trova:
La poesia di Prospero Tatti in
lode della SS. Annunziata
La Vergine qui dipinta da mano di
angelo attraversa il mondo in questa
forma,
è visitata, con gioia, empirea inviata
del Tonante,
e dalla sede Gabriele le sta portando
grandi cose, di senso e d’importan-
za.
è visitato, intento a ciascuno dei suoi
grandi compiti;
ora l’annuncia, Lei pende dalle lab-
bra dell’angelo;
Lei esulta con timore e tinge il viso
di rossore,
lo spirito interiore che non ha forma
ri splende nella forma;
i cuori combattenti conducono en-
trambi all’eternità:
Cento luci argentee pendono conti-
nuamente;
cento e cento candelieri brillano;
brillano i voti consacrati a Dio nel-
l’argento; nell’argento giace l’altare;
cento ministri di cose sacre stanno
in piedi: che meravigliosa vista!
Sui battenti della porta sono sospesi
i villaggi diruti
a causa del terremoto spaventoso, le
città e i monti superbi.
Distingui di qui all’interno grandi
umili masse
di papi, re e generali a riversare voti.
E distingui le genti, che la barbara
terra ha abbandonato,
e che si rifugiano anch’esse nei voti
e, prone, implorano il nume.
I ciechi sono appesi alle cose sacre e
i mutilati alle colonne.
Ci sono quelli che fuggono dagli orsi
e dal ladro
immani assediati prossimi alla ver-
gogna e alla morte.
Non mancano qui quelli affetti da ri-
Virgo ibi picta manu angelica, ceu
forma pererrat,
Visitur Empyrea laete mandata To-
nantis,
Magna ferens, sensusque gravesque
è sede Gabriel.
Visitur, officiis magnis intentus uter-
que;
Nunciat hic, illa angelico dependet
ab ore;
Illa timens gaudet, tingitque hic ora
rubore,
Spiritus interior, informis forma re-
nitet;
Immortale ferunt certantia pectora
utrinque:
Perpetuò hic pendent argentea lumi-
na centum;
Candelabra nitent centum , centu-
mque; sacrata
vota Deo argento; argento jacet Ara;
Ministri
Sacrorum adsistunt centum, mirabi-
le visu!
A pag. 187:
Postibus e magni dependent diruta
motu
Oppida terrifico, atque urbes, mon-
tesque superbi.
Demissas intus cernes hinc inde ca-
tervas
Pontificum, Regumque, Ducumque
effundere vota.
Ac genteis cernes, misit quas barba-
ra tellus,
Confugere ad vota, et pronas expo-
scere numen.
Dependent sacris caeci, mutilique
columnis.
Erepti pendent ursis, pendentque la-
trone
Immani obsessi, turpi fatoque pro-
pinqui.
pugnante ferita di spada,
I condannati stretti nel capo dai cru-
deli cappucci,
I costretti alle catene eterne e alla tru-
ce trireme,
qui e qui si rifugiano, e non sono con-
dotti ai voti per cose vane,
qui, i marinai sballottati e oppressi
dagli oscuri flutti
Tristi implorano aiuto, e pregano la
santissima.
E i salvati riconoscenti, come di do-
vere, attaccano i voti con le navi e la
vela che ha fatto naufragio.
I malati qui, o immensa pietà, rice-
vono consolazione,
mentre la febbre letale dissolve i cor-
pi,
e la donna nel misero parto grida al-
l’alto dei cieli piangendo.
Qui gli sterili genitori ricevono la de-
siderata prole.
I sordi afferrrano le voci portate dal-
l’aria,
E non mancano le lingue o i piedi nel
bramoso discorso;
i praticanti ripetono le sicure memo-
rie nella sacra funzione.
Nessuno viene qui invano e anzi la
grazia divina
si manifesta continuamente a tutti
quelli che bramano i regni della sa-
lute.
È così dilettevole celebrare i grandi
templi di questa santissima,
i quali la larga destra del granduca
Ferdinando illustra
e preme nella cura dell’onore della
celeste Vergine,
e perché rimanga la massima parte
dell’eccelso culto.
Ense hic nec desunt affecti vulnere
tetro,
Damnati huc capite, saevis strictique
cucullis,
Addicti aeternis vinclis, trucique tri-
remi,
Huc huc confugiunt, nec cassa in
vota feruntur,
Solliciti hic nautae, oppressique e
fluctibus atris
Auxilium implorant moesti, Di-
vamque precantur.
Ac dum persolvant reduces pro mu-
nere grates,
Suspendunt votas naveis, ac naufra-
ga vela.
Aegri hinc, o pietas ingens, solami-
na captant,
Seu cum lethali solvuntur corpora fe-
bri,
Aut misero in partu mulier tonat
aethera fletu.
Hinc fiunt steriles optata prole pa-
rentes.
Auris surda capit ferientes aera vo-
ces,
Ac neque lingua caret cupido sermo-
ne, pedesque;
Officio utentes repetunt vestigia tuta.
Nullus et huc se fert frustra, quin gra-
tia dia
Omnibus usque patet, cupiunt qui
regna salutis.
Infine a p. 335:
Delectat tantum lustrare ingentia
templa
Ista DEAE , haec magni Ferdinandi
dextera claret
Larga Ducis, quae cura premit coe-
lestis honoris,
VIRGINIS ac perstat celsae pars ma-
xima cultus.
Il granduca frequenta le cose e i con-
fini del sacro
con la straordinaria moglie, che por-
ta Cristo nel nome,
e che manifesta la gloria delle donne
di Lorena nei fatti,
che compie le sue imprese e ne eter-
na il nome alle stelle.
Il duca scioglie qui i voti e pio lascia
da parte il regno,
di fatto crea altari votivi d’argento,
e celesti ornamenti alla vita e alla
morte della santissima;
si stagliano in alto i candelieri di
gran peso,
che gareggiano nell’opera e servono
l’eterno nel fulgore.
E, come in cielo rifugono e ardono le
doppie comete,
così la fiamma rosseggia e le due
gemme di color rosso fanno vibrare
il sole.
Traduzione di Paola Ircani Menichini, 18 gennaio 2020.Tutti i diritti
riservati
Rebus et in magnis Dux limina sacra
frequentat
Coniuge cum rará, CHRISTI quae
nomina perfert.
Foamineum ac decus illustrans
Lotharingia factis
Gesta suis complet, nomenque aeter-
nat in astra.
Solvit ibi Dux vota, pius regnumque
relegat,
Argento, ac facto votivas condidit
aras,
Caelatas vitam DIVAE mortem de-
corae;
Pondere quas iuxta magno candela-
bra surgunt,
Quae certant operi, aeternos ignei-
sque ministrant.
Ac geminae ut Coelo fulgent, arden-
tque comoetae,
Flamma rubet, solem crispant bini-
que pyropi.