Giovanni Mulinari cantante e suonatore della cappella musicale della SS. Annunziata nel settecento

Un suonatore-cantante della cappella musicale della SS. Annunziata non conosciuto dai più si trova ricordato nei Partiti del convento alla data del 30 giugno 1792:

[...] 5. Il signore Giovanni Mulinari che, per 60, e più anni ha servita la nostra cappella a cantare e sonare, e qualche volta a battere, presentò una supplica al venerabile discretorio, che letta dal m. r. p. priore chiedeva, che attesa la sua avanzata età, e il suo lungo servizzio, gli fosse concesso il riposo con gl’istessi emolumenti, sì delle cappelle mensuali, come delle musiche e cappelle doppie; fu discorso su tal proposito dai padri vocali, e fu progettato di concedergli il riposo, con pagargli l’emolumento delle cappelle mensuali, ma non già l’emolumento delle musiche, né delle cappelle doppie, se però non vi fosse intervenuto, e girato il partito fu così fissato, essendo stato vinto detto partito con voti undici tutti favorevoli. Sua supplica in filza al n. 31”.

Non conosciuto, dicevamo ... Fatta quindi una breve ricerca su fonti, vista l’età, a parere di chi scrive, il suonatore cantante citato è da identificare con Giovanni Gaspero Mulinari nato nel 1719 da Antonio di Giovanni Battista e da Maria Lucrezia di Pier Antonio Cianchi della parrocchia di San Pier Maggiore (v. fedi di battesimo).
E sempre vista l’età, si può accostare a quel Giovanni Mulinari che nel 1735 fece parte degli Accademici Abbozzati e recitò e cantò nel teatro di via del Cocomero a Firenze.
In particolare quest’anno interpretò due commedie o “scherzi drammatici” dell’abate Francesco Vanneschi: La Moglie accorta, nei panni di “Ciarlino”, e Pimpinone, dove era “Vespetta”.
Allora Mulinari aveva circa 16 anni e era già nei ruoli della cappella musicale della SS. Annunziata diretta dal p. maestro Giovanni Battista Biscardi († 1738). Da allora ne aveva condiviso la storia e le esecuzioni fino a quel 1792, quando a 73 anni, aveva chiesto il riposo – una pensione.
E poiché doveva essere un buon suonatore e cantante, e quindi una perdita, il convento non se ne volle del tutto privare e mise delle condizioni riguardo alla sua partecipazione alle cappelle doppie e alle musiche.
Morì in un anno non conosciuto.

Qualche breve notizia ora sulla cappella musicale suddetta nel settecento, che fu secolo di gran sua fortuna, un po’ perché ci si appassionava di musica e se ne scriveva tanta, e un po’ perché vantava tradizione e esperienza, bravi autori ed esecutori e famosi maestri direttori, anche e soprattutto frati.
Tra questi ultimi è da segnalare, per le composizioni ancora oggi ammirate, il p. maestro Giovanni Filippo Dreyer, al secolo Giovanni Antonio, russo a metà, nato a Firenze da Augusto di Gioacchino e da Anna di Carlo Boccini da Santa Cecilia il 17 gennaio 1704, s.c. (v. la fede di battesimo), – e non nel 1703 come invece si trova scritto un po’ dappertutto–. Morì il 13 aprile 1772.
Fu ugualmente maestro della cappella il p. Luigi Roberto Braccini, nato a Firenze nel 1755 da Niccolò di Pier Lorenzo della Volpaia e da Maria Rosa di Giuseppe Catani della parrocchia di San Pier Maggiore. Di carattere incostante, per divergenze ‘gianseniste’ con i padri, lasciò la tonaca e la SS. Annunziata nel 1790 e morì come “abate” nel 1793.
Infine è da ricordare Luigi Pelleschi (1869-1832) che fu il giovane maestro di cappella del tempo del “riposo” di Giovanni Mulinari e continuò a servire la SS. Annunziata per lungo tempo dopo il 1792. Ottenne la perpetua gratitudine dei Padri, quando, senza alcuna provvisione, diresse musici e esecuzioni nel santuario al tempo della soppressione napoleonica degli ordini religiosi e della cacciata di quasi tutti i frati dal convento (1810-1814).

Paola Ircani Menichini, 11 novembre 2022.
Tutti i diritti riservati.




L'articolo
in «pdf»