Il comico Giovanni Battista degli Amorevoli e il suo ritiro con l’abito dei Servi di Maria

Gli Annali dell’Ordine dei Servi di Maria, II, riportano un ricordo non conosciuto della vita di un attore comico famoso in tutta Europa nel cinque-seicento: Giovanni Battista degli Amorevoli.
Questo è il testo (traduzione dal latino):

“A coronamento di questo capitolo (il XII), e dell'anno indicato (1614), la chiesa del nostro Ordine di San Girolamo di Mestre, di dizione dei Veneti, non lontano dalla stessa città di Venezia, fu così restaurata dall’opera e dalla diligenza del padre Giuseppe Policreti [† 1623, madrigalista], nostro carissimo padre, tanto che pareva edificata di nuovo.
Qui si portò Giovanni degli Amorevoli, e nel 1612 si consacrò alla perpetua solitudine. Per questo, vicino alla chiesa fu costruita una nostra cappellina, nella quale, come in un angusto carcere, passò la sua santissima la vita, preso religiosamente l’abito dei Servi della Beata Vergine, condotto a far penitenza della vita precedente, lasciate da parte le delizie del mondo, e distribuite le ricchezze ai poveri, perché in passato aveva prestato attenzione all’arte scenica, e ai giochi teatrali ottenendo gran fama in quasi tutta l'Europa, e con non minore accumulo di sostanze”.

L’annalista prosegue ricordando un suo devoto imitatore:

“Seguendo le sue orme, un uomo pio e semplice di nome Iodocus Mollat di Friburgo degli Elvezi nell’anno successivo 1613, su richesta a Deodato generale a Roma, ricevette il santo abito dei Servi della Beata Vergine sotto l'istituto eremitico il 15 luglio e le lettere patenti per la fondazione di un nuovo eremo presso Friburgo, assoggettato, come Montesenario, al provinciale di Lombardia, affinché vi conducesse vita perennemente solitaria in opere di penitenza”.
Lo scrittore però conclude con una perplessità: “Ma non abbiamo ancora accertato cosa sia realmente accaduto riguardo alla fondazione e al progresso di questo eremo”.

L’ispiratore di tanto desiderio di vita solitaria, Giovanni Battista degli Amorevoli, è anch’esso poco documentato, anche se non del tutto ignoto. Nacque a Treviso e fu un attore comico molto ricercato.
Specializzato in ruoli da donna, fece parte, con lo pseudonimo di “Franceschina”, della compagnia dei Gelosi che allestì rappresentazioni in Francia alla corte di Enrico III sul finire del 1576. A Parigi scrisse anche un poemetto in ottave, Desio d'honore et zelo d'amicitia, abbatimento nuovo successo in Parigi, tra sei illustri cavalieri de la Corte nel 1578, dedicato allo stesso re Enrico, e una composizione in dialetto veneto, rivolta alla regina Luisa di Lorena: Nuove gare d'honesta invidia del Cielo, e de la Natura con el Consejo General de tutti i Dei per favorir la Corona Regia in cima el Monte Parnaso, a Parigi non datato.
Amorevoli lasciò Parigi probabilmente nella primavera del 1581, entrando a far parte della Compagnia degli Uniti-Confidenti nel 1584, anno in cui a Torino celebrò con rappresentazioni le feste del carnevale e pubblicò da “comico confidente” l’operetta Canzone in laude dell'illustrissima Quadriglia delle dodese Dame di Torino.
Nel 1587 pare fosse diventato capocomico e probabilmente recitò nello stato mantovano; nell’ottobre 1594 fu con i Confidenti a Milano per una rappresentazione in onore del conte di Haro, figlio del connestabile di Castiglia, Juan Fernandez de Velasco.
Dopo tale data non si trovano su di lui altre notizie, se non quelle dei nostri Annali.

Paola Ircani Menichini, 20 ottobre 2022.
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