Nel libro il Paradiso dei Gesuati, scritto dal p. Paolo Morigia (+ 1604) e stampato a Venezia
nel 1582, si trovano, alle pp. 439 e ss., delle belle considerazioni sull’orazione intesa come
preghiera, meditazione e pensiero rivolti a Dio.
Le riporto pensando di fare cosa utile e aggiustando (in modo limitato) alcune espressio-
ni del Cinquecento perché un poco macchinose per la lettura di oggi.
« ... dico, che secondo san Giovanni Damasceno l’orazione non è altro che un
ascendimento dell’intelletto in Dio. E anco si difinisce così: L’orazione è un
devoto affetto verso Iddio. Un altro santo dice: L’orazione è una conversione
della mente in Dio, per pio e umile affetto. E S. Gregorio afferma, che veramen-
te l’orare è un fare amari pianti di compunzione innanzi a Dio, e non risonare
di parole composte. E un gran maestro dice che l’orazione è un mostrare per
alcun segno la volontà nostra a Colui, dal quale crediamo di potere ottenere
quel che desideriamo. L’orazione è di più specie [= qualità], come scrisse l’apo-
stolo Paolo a Timoteo suo discepolo: Vi prego avanti d’ogni cosa, che si faccino
preghiere, orazioni, domande e rendimento di grazie ...
Ma venendo alla determinazione dell’orazione, secondo sant’Agostino: ... è
una petizione, ovvero supplica, che noi presentiamo a Dio, nella quale gli do-
mandiamo cosa che sia conveniente e giusta. D’altronde il gran bisogno che
l’uomo si trova ad avere da chiedere sempre elemosina a Dio è molto grande:
perché –come dice un degno teologo –: rimase non solo povero e mendico dopo
il peccato, quando gli fu levato il dominio, che egli aveva sopra i pesci e gli ani-
mali della terra e gli uccelli del cielo, ma restò ancora diseredato dal cielo per il
peccato del primo padre; e di qui viene che gli fa bisogno andar mendicando
di porta in porta le cose che gli sono bisognose per la vita corporale, come
ancora quelle che gli sono necessarie per la vita spirituale. Di che il rimedio è
solo questo: il supplicare a Dio è domandargli misericordia, il suo aiuto e favo-
re, poi che siamo soggetti a tante miserie, a tanti pericoli, a tanti nemici, a tanti
travagli e a tante tribolazioni, così corporali, come spirituali.
Benissimo dunque S. Agostino la chiama supplica: perché essa parla e nego-
zia (= conduce le trattative) per noi innanzi a Dio. Quel che un povero, semplice
lavoratore non saprebbe dire innanzi a un re, lo riferisce con una supplica bene
ordinata, la quale essendo letta al re, gli fa avere la spedizione dei suoi negozi [=
la conclusione dei suoi affari], parlando per lui come un interprete.
l’orazione scala di Giacobbe
Nel medesimo modo l’orazione dice di più di quello che noi sappiamo do-
mandare.
Di qui viene, che tutti i teologi dicono, che l’orazione è la principal parte della
religione e servitù [=obbligo], che noi dobbiamo a Dio nostro Signore.
... E s’intende che qualunque pensiero e ogni meditazione di Dio si può chia-
mare orazione.
L’orazione è un levare la mente à Dio, con la quale tanto si avviciniamo a lui,
che diventiamo una cosa istessa con Lui. E però dice l’apostolo: Colui, che si
accosta a Dio, diventa un medesimo spirito; cioè, per partecipazione.
L’orazione è un levarsi dell’anima a ricever Dio, quando viene a lei con nuo-
va grazia, per alloggiarlo come nel suo tempio per possederlo, goderlo e amarlo.
L’orazione è una catena, con la quale l’anima è unita a Dio e riceve le sue
dolcezze, così che è uno pascolo dell’anima e un abbracciamento con Dio.
L’orazione è un chiaro specchio, col quale si vede Iddio. Essa è un esercizio
di virtù e morte di tutti gli appetiti sensuali; e coltello che taglia dall’anima
tutti i vizi. Questa è l’aiuto dei vivi e il suffragio dei morti e il soccorso comune
di tutta la Chiesa. Questa somiglia alla scala di Giacobbe, che raggiungeva da
terra il cielo, per la quale sempre gli angeli montano e scendono, portando a Dio
i nostri preghi e riportando a noi le grazie convenevoli.
Grandi sono l’eccellenze e i privilegi dell’orazione. A lei stanno aperti i cieli e
si scoprono i segreti celesti, e stanno attente le orecchie di Dio. Chi vuole adun-
que camminare alla perfezione e diradicare dall’anima sua tutti i vizi e piantare
in luogo di quelli le virtù cristiane, abbracci l’orazione, la quale gli aprirà la via a
fare ogni bene e gli concederà forza di osservare ogni precetto del Signore.
Nell’esercizio dell’orazione si purifica l’anima, si aumenta la carità, si illumi-
na la fede, si fortifica la speranza, si rallegra lo spirito e si riceve l’unione e la
grazia dello Spirito Santo.
... dice il Signore: Domandate e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e vi
sarà aperto, per questo ognuno che cerca, trova; chi domanda riceve; e a chi
picchia, è aperto. Così dice la Somma Verità, cioè: dobbiamo chiedere con fede
pregando e ci sarà dato; dobbiamo cercare con speranza e rettamente vivendo,
e troveremo; dobbiamo picchiare: cioè, con carità perseverando, e ci apriranno.
... dice san Giovanni Grisostomo: Dicendo il Signore: chiedete, e vi sarà dato,
vuol dire: quel che per gli uomini e per virtù umana non si può finire, si farà per
grazia di Dio, chiedendo l’aiuto e favore suo. Perché avendo Iddio armato gli
altri animali, chi di corni, chi di penne, chi di unghie, chi di veloce corso e chi di
denti, dispose che l’uomo solo fosse di tal virtù, che costretto dall’infermità sua,
abbia sempre bisogno del suo Signore».
Trascritto da Paola Ircani Menichini, 11 gennaio 2020.